IWA Italy - International Web Association Italia


Roberto Scano , 01/06/2013 06:18
Nelle ultime ore si è scatenato in rete l'elogio da parte di individui verso l'azione fatta da un ragazzo a seguito del (dichiarato) mancato pagamento del servizio erogato. In sintesi questo ragazzo ha inibito il funzionamento totale del sito Web di un cliente, sostituendo la home page con un'immagine contenente riferimenti personali e con chiara indicazione di "sequestro" di tutto il contenuto sino al pagamento del "riscatto". Questa cosa ai non professionisti del Web può far sorridere, oppure può essere vista come grande iniziativa contro chi non paga il dovuto (e anche qui si potrebbe aprire una discussione, stante che non è specificato il motivo del mancato pagamento - che potrebbe avere pure i suoi fondati motivi). Da presidente dell'associazione che rappresenta i professionisti Web italiani, invece, la vedo come l'ennesima prova che saper "fare Web" non significa saper "essere professionisti Web". Questo caso è la punta dell'iceberg dell'improvvisazione nel Web: basta avere una connessione internet e saper fare qualcosa nel Web per definirsi professionista? Assolutamente no. Un professionista deve avere solide basi di conoscenza dei diritti e doveri soprattutto verso il cliente, deve definirsi un codice di comportamento, deve avvalersi di altri professionisti per la definizione di contratti, lo sviluppo di prodotti e servizi di cui non ha competenza. Deve saper fare rete e avere l'umiltà di imparare. In un caso come quello citato, presumibilmente l'improvvisato ragazzo non ha contrattualizzato come si deve i vari passi con il proprio cliente quali - a titolo di esempio - il classico format "acconto e saldo alla consegna", con messa on line del servizio in "produzione" (ovvero sul server del cliente) alla ricezione del pagamento. Si erano previste dilazioni di pagamento post-installazione? Bene, allora perché non contrattualizzare eventuali azioni derivanti dal mancato pagamento (esempio: interruzione del servizio erogato, del diritto d'uso di quanto sviluppato, ecc.) anziché pubblicare una pagina che comporta invece il rischio di risvolti civili e penali? Come ha detto giustamente l'amico Minazzi:
Se è vero, sul piano penale risponderebbe dei reati ex articoli 392, 615-ter,  617quater,  595 cod. pen., nonché in limine trattamento illecito di dati personali.
Ricordo ancora una volta che il Web non è il far West, le norme valgono in rete così come valgono nel "mondo reale". E ci sono molte cose che un professionista deve conoscere, son anni che lo diciamo come IWA: non basta saper fare siti Web, bisogna saper essere professionista! [slideshare id=7844715&doc=scanosmaupd11-110505054442-phpapp02] Qual è il problema a monte a mio personale avviso? Che non c'è contratto, ovvero che si sviluppano servizi Web senza contrattualizzare nulla, mettendo sia il fornitore che il cliente su una tagliola pronta a scattare alla prima occasione, causando poi il ricorso a onerose procedure giudiziarie. Eviterei quindi di plaudire a tale iniziativa che invece deve essere portata come esempio di cose da non fare se si vuole lavorare nel Web. E ricordiamoci che con l'entrata in vigore della legge 4/2013 (che riconosce le associazioni professionali e di cui IWA rappresenta i professionisti Web) ci sono delle procedure specifiche per cui un cliente può interpellare l'associazione per eventuali azioni sanzionatorie di professionisti iscritti.      

Verifica Associato

Usa il codice associato per verificare lo status

IWA

Associazione IWA Italy (International Web Association Italia)

Via Colombo, 1/e - 30126 Lido di Venezia (VE)

email: amministrazione@iwa.it

PEC: iwa@pec.it

P. IVA: 03250160276

Informativa | Adempimenti L. 4/2013

Licenza Creative Commons